giovedì 21 ottobre 2010

La princesa de Éboli: passione, intrighi e infelicità alla corte di Filippo II

Inseguendola nei continui cambi di programmazione fatti da Antena 3 per sfuggire a TeleCinco (non vi racconto cosa sta combinando la rete di Berlusconi per impedire un buon debutto di Hispania, il nuovo serial su cui Antena 3 punta molto), si è riusciti a vedere la miniserie La princesa de Éboli.
E, nonostante sia stato complesso acciuffarla nei palinsesti, è stata anche un meritato successo di pubblico (l'ultima puntata, ieri sera, è stato il programma più visto della notte). Il complotto della Principessa Ana de Mendoza e del segretario del re Antonio Pérez è uno degli episodi più misteriosi e più controversi della Spagna di Filippo II. Lei era la donna più affascinante della corte ed era stata, forse, una delle amanti del re. Lui era il potente braccio destro del sovrano e manteneva anche affari personali a proprio vantaggio, come una mai compresa segreta corrispondenza con Guglielmo d'Orange, nelle Fiandre. Le cronache vogliono, ma non assicurano, che Ana e Pérez fossero amanti e che insieme abbiano complottato per far uccidere Juan de Escobedo, segretario di Giovanni d'Austria, fratellastro di Filippo e Governatore delle Fiandre, perché aveva scoperto i loro affari (e il loro amore?), mettendo in pericolo la loro posizione a corte. Scoperta la loro cospirazione, il re fece rinchiudere nel palazzo di Pastrana la bella principessa e perseguitò inutilmente in mezza Europa il fuggiasco Pérez, a cui strappò sotto tortura una confessione di colpevolezza, rimanendo coinvolto come mandante dell'omicidio di Escobedo. Questa la storia, a grandi linee, tutto il resto è mistero: erano stati amanti la principessa e il re? erano amanti la principessa e il segretario? ci fu davvero un complotto di Ana e Antonio per far uccidere Escobedo? e perché il suo assassinio meritava la smisurata punizione del re? non ci fu anche qualche gelosia del re per la relazione clandestina tra due delle persone a lui più vicine?
La miniserie di Antena 3 chiarisce subito che La princesa de Éboli offre un'interpretazione possibile , e non la versione ufficiale, che non esiste, su un episodio poco chiaro della storia spagnola. Così incontriamo una principessa volitiva e sicura del proprio fascino, nonostante la benda che le nasconde un occhio perduto, madre affettuosa di 10 figli e amante appassionata di uno degli uomini più potenti del Paese; vediamo un segretario del re ambizioso e manipolatore, sinceramente affezionato alla madre dei propri figli e teneramente innamorato della Principessa di Eboli. Ana anticipa i tempi, rivendica l'amore che la vedovanza vorrebbe negarle, conduce con malizia i giochi erotici con il suo amante, sfida le proibizioni del tempo posando nuda e compiaciuta per la pittrice italiana di corte, forse innamorata di lei, sa usare con intelligenza l'amore che il re le professa silenziosamente e c'è il dubbio, non risolto, che il suo primogenito abbia sangue reale. Nei suoi intrighi Antonio spinge il re a far uccidere Escobedo e ne organizza l'assassinio, ma la sua caduta, e quella di Ana, è causata soprattutto dalla gelosia di Filippo allo scoprire il loro legame, grazie a un altro intrigo di Corte. E' per gelosia che li fa rinchiudere in carcere, senza una spiegazione. Deciso a vendicarsi, usa l'omicidio di Escobedo per mandare a morte Antonio, ma questi sotto tortura lo coinvolge. Antonio sa che la sua fine è vicina e si è arreso all'inevitabile. Non così le sue due donne, la moglie Juana, che lo ama inutilmente, e l'amante Ana, che sa di averlo comunque perso: insieme organizzano la sua fuga e lo salvano. Nell'ultimo colloquio Antonio chiede ad Ana di scappare con lui, ma lei rifiuta per i propri figli. Lui finisce in Aragona, perseguitato dal re, per poi morire in povertà a Parigi vari decenni dopo, lei viene murata viva nel suo Palazzo di Pastrana, dove si può vedere ancora oggi il balcone a cui poteva affacciarsi, per un'ora al giorno. E' andata davvero così? Chi lo sa, però Antena 3 ci ha costruito su una miniserie coerente e godibile, curata nei dettagli, girata nei luoghi storici dei fatti, interpretata con sensibilità da un'altera e maliziosa Belén Rueda, da un fascinoso e sorprendente Hugo Silva e da uno ieratico Eduard Fernandez, che tenta di dare umanità al gelido Filippo II.
La sensazione che rimane è un po' da telenovela, che anche i ricchi sono infelici e piangono. E' infelice re Filippo, che non può avere la donna che ama e che si trova a fare i conti con i sensi di colpa che il pragmatismo del potere inevitabilmente procura a un'anima cattolica ( e bigotta). E' infelice Anna d'Austria, sfiancata dai parti continui per avere un erede che sopravviva alla tenera età e invidia la pittrice di corte, libera di essere se stessa. E' infelice Sofonisba, la pittrice, che ama, non riamata, e che non può dipingere, se non di nascosto, quello che più le interessa, il nudo di un corpo femminile. E' infelice Juana, la moglie di Antonio, che ama il marito e accetta i suoi tradimenti, come impongono le regole del tempo, e in un estremo atto d'amore, rischia la propria vita per salvare la sua (bello l'ultimo colloquio in carcere e che dolcezza, Hugo Silva e Nuria Mencía!). Gli unici che potrebbero essere felici sono la solare Ana e il tenebroso Antonio, che vivono il loro amore segreto con passione e desiderio, ma ci pensa poi la gelosia di un re a dare loro l'infelicità.