martedì 7 febbraio 2012

Processano i sequestratori di Marita Verón: la sua storia ha ispirato la telenovela Vidas robadas

La storia di Marita Verón, la giovane donna sequestrata nella provincia di Tucumán per finire schiava sessuale in qualche bordello argentino, ha ispirato una delle telenovelas più popolari e premiate degli ultimi anni in Argentina, Vidas robadas, di cui si è ampiamente parlato in passato su Rotta a Sud Ovest e che recentemente è stata trasmessa, con inimmaginabile successo, vista la tematica, sull'italiano Lady Channel.
E' un twitt di Facundo Arana, che fu protagonista della telenovela, che diffonde nelle reti sociali la notizia del processo ai presunti autori del sequestro di Marita. Sono passati dieci anni da quel giorno e questo è il triste esordio di un articolo di Clarín, che racconta la notizia: "Dieci anni sono molti nella vita di una giovane studentessa della Facoltà di Arte dell' Universidad Nacional de Tucumán e madre di una bambina di 3 anni, che in un lampo fu fatta sparire dal suo mondo. Sono quasi tutta la vita di Sol Micaela Catalán, la figlia di Marita Verón, che mercoledì starà guardando i volti dei tredici accusati di aver sequestrato sua madre, averla venduta e trasformata in una schiava sessuale, con la speranza che qualcuno si senta in colpa e dica dov'è. Dieci anni sono un'eternità per Susana Trimarco, la madre di Marita, che ha mosso cielo e terra per trovarla e ha trovato centinaia di donne e ragazzine che, come sua figlia, sono state vittime della tratta. Dieci anni sono un'esagerazione in termini di pretesa di giustizia, soprattutto quando si è indagato per meno di tre anni e male."
Marita aveva 23 anni, il 3 aprile 2002, quando uscì di casa per raggiungere il reparto di Maternità, dove aveva appuntamento per un'ecografia. Secondo un testimone fu colpita e infilata a forza in un'auto dai vetri scuri, per ordine di uno degli accusati, María del Jesús Rivero. "Conoscevano i suoi movimenti, sapevano che sarebbe andata a piedi" dice l'avvocato Carlos Varela Álvarez, lasciando intendere che niente è stato lasciato al caso nella sua sparizione e che la rete in cui è finita Marita è potente e gode di silenziosi appoggi.
Secondo altre testimonianze nei primi giorni del suo sequestro Marita fu drogata: il 5 aprile fu vista da un'infermiera nei pressi di Tucumán, incapace di articolare parola; il 6 aprile furono in tre a vederla, ancora poco lontano da Tucumán. La videro salire su un'auto della Polizia e i poliziotti, interrogati, assicurano di averla fatta salire su un autobus interurbano, con l'ordine all'autista di farla scendere alla stazione di Tucumán. Sarà vero? Saranno i poliziotti complici della tratta, come questa e tante storie fanno sospettare? Fatto sta che da allora non c'è più alcuna traccia di Marita. Dieci anni senza avere sue notizie e senza perdere la speranza. Con Susana Trimarco che non ha smesso di cercare la figlia, smuovere coscienze, denunciare crimini occulti e aiutare, attraverso una Fondazione, le decine di donne costrette a prostituirsi che ha salvato, cercando Marita.
Le indagini del sequestro si sono dirette verso la tratta di giovani donne a giugno 2002, quando l'ex commissario Jorge Tobar ha saputo da una donna che Marita era stata sequestrata e venduta a un bordello di La Rioja, dopo essere stata in postriboli di Tucumán e Yerba Buena. Fátima Mansilla, ex schiava sessuale, ha raccontato di averla conosciuta in uno dei bordelli in cui era stata rinchiusa (che non si parli mai di "lavoro" quando si parla di schiavi sessuali e di donne costrette a prostituirsi!). Le indagini hanno identificato alcuni dei bordelli in cui Marita è passata e hanno coinvolto, in veste di accusati, alcuni poliziotti, che l'avrebbero spostata da un bordello all'altro. Il livello di protezione di cui godono le reti di prostituzione forzata e la corruzione che promuovono è testimoniata da una delle perquisizioni ordinate alla ricerca di Marita; Tobar aveva finalmente identificato il postribolo in cui si trovava Marita, ma il giudice Walther Moreno avvisò i proprietari dell'ordine di perquisizione e diede così loro il tempo di far sparire Marita e le giovani donne costrette lì a prostituirsi.
Otto anni fa a Burgos, in Spagna, è caduta una rete che trafficava in giovani donne per avviarle alla prostituzione e che aveva legami con l'Argentina; venne arrestata una tucumana, forse si poteva scoprire se Marita era stata portata in Spagna, ma la giudice Adriana Reinoso Cuello considerò terminate le indagini e non interrogò mai la donna arrestata. Da allora non ci sono neanche più voci e testimonianze su Marita. "Non ci sono prove che sia morta, nessuno ha mai parlato del suo corpo" continua a pensare Susana Trimarco, per continuare a sperare che Marita prima o poi sarà restituita alla sua vita.
Clarín chiude il suo articolo con queste parole: "Nonostante siano proibiti dalla legge dal 1937, i postriboli sulla strada nazionale 38, in cui fu schiavizzata Marita, continuano a funzionare. Con altri nomi. Con altre donne sfruttate. Come quelli di Tucumán, di Córdoba, di Buenos Aires".
Che siano maledetti tutti gli uomini incapaci di controllare i propri impulsi sessuali, responsabili più dei trafficanti della tragedia di Marita e delle giovani donne, la cui vita viene spezzata a causa loro. E, ancora una volta, grazie a Vidas robadas, per aver insegnato tanto.