venerdì 16 marzo 2007

La telenovela Montecristo ritrova una nipote desaparecida

Quando ho aperto il blog ho deciso che i desaparecidos avrebbero avuto sempre lo spazio che la loro tragedia merita e che avrei raccontato il ritrovamento di tutti i loro figli dati in adozione. Non per un gusto morboso, ma per non dimenticare mai quanto grande sia stato il dramma argentino e quante vite abbia spezzato e continui a spezzare.
Ed eccomi qui, a raccontare il ritrovamento dell'87° figlio di desaparecidos. Si tratta di una giovane donna di 30 anni, che sta vivendo un grandissimo conflitto perché non sospettava neanche di essere stata adottata. Secondo alcuni media argentini non vuole che il nome con cui era conosciuta venga reso pubblico, altri invece lo hanno pubblicato. Nel dubbio, dico solo che il Tribunale di Mendoza ha restituito la sua identità a Rebeca Celina Manrique Terrera, figlia della maestra Laura Noemi Terrera, 21 anni al momento della scomparsa, e dello studente Alfredo Mario Manrique, 23 anni, rapiti al terminal degli autobus di Mendoza il 25 luglio 1977, insieme alla loro bambina di otto mesi.
Gli zii di Celina non hanno mai smesso di cercarla in tutti questi anni. Racconta Mary, la sorella di Laura: "Con il tempo ci siamo rassegnati sul destino della coppia, ma abbiamo continuato a cercare mia nipote e abbiamo presentato il caso al Movimiento Ecumenico por los Derechos Humanos (MEDH), che ha aperto un fascicolo davanti alla Giustizia Federale di Mendoza". Mary è sicura che "la stessa notte in cui è stata sequestrata, Celina è stata consegnata alla famiglia che l'ha adottata, noi non abbiamo smesso di cercarla da allora".
Un grande aiuto al ritrovamento della giovane lo ha dato la telenovela Montecristo (il format è stato acquistato anche in Italia), che ha avuto un grandissimo successo in Argentina e che parla proprio del dramma dei desaparecidos e dei loro figli. In una delle scene della telenovela si è vista una foto di Celina neonata; una persona vicina alla famiglia in cui è cresciuta l'ha riconosciuta e ha denunciato con un email anonimo la sua scoperta. Di lì il seguente passo del MEDH è stato contattare Celina e raccontarle delicatamente la verità.
Per la giovane donna è stato uno choc, ha vissuto momenti di grande conflitto: da una parte il desiderio di sapere la verità, dall'altra quello di non vedere sconvolti la propria vita e i propri affetti. E' il dramma che vivono molti figli di desaparecidos ed è il segno più violento della barbarie dei generali argentini. A febbraio Celina ha deciso di fare l'esame del DNA, ma non ha voluto condividere la lettura dei risultati fattale dal giudice con nessun familiare, né biologico né adottativo. Con lei solo il fidanzato.
Quando ha saputo, sembra sia scoppiata in lacrime. Non risulta abbia ancora accettato completamente l'idea di essere figlia di due giovani desaparecidos appartenenti ai Montoneros e sequestrati all'inizio di quella che doveva essere una breve vacanza. Sembra non abbia ancora accettato di instaurare rapporti con la sua famiglia d'origine, alla quale ha rimproverato di non averla cercata "in tempo", anche se poi un funzionario le ha invece dimostrato che non ha mai smesso di cercarla e che, anzi, poche settimane dopo il suo sequestro, la zia Mary era stata a un passo dal ritrovarla, avendo chiesto sue notizie alla madre adottiva, che aveva negato di averla in casa. Che il tempo e l'amore la aiutino a trovare la sua strada.